GALLERIA - FORZE ARMATE ITALIANE     
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                                  * LA GRANDE GUERRA *
                             

Con la Vittoria della Grande Guerra 1915 - 1918 , l'ITALIA acquisisce il Trentino -Alto Adige, la Venezia Giulia con Trieste e l'Istria . Così finalmente si completa quel lungo processo di riunificazione dell'ITALIA iniziato all'inizio dell'800 e formalmente nel 1848 con la Prima Guerra D'Indipendenza.

Per l'Europa la Prima Guerra Mondiale rappresentò un'immane carneficina e si vennero a creare i presupposti per l'instaurazione di regimi forti che condurranno l'Europa al disastro della Seconda Guerra Mondiale. I Soldati di tutti i fronti che parteciparono furono 74 milioni dei quali 9 milioni persero la vita. I Soldati italiani impegnati furono 4.200.000 con 650.000 morti, 1.200.000 feriti, 220.000 invalidi, e 600.000 prigionieri.                   [Pubblicazione iniziata nel marzo del 2010] 

       

            G 003.JPG     L'ITALIA FINALMENTE UNITA 

       

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                       LA  GRANDE  GUERRA       
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                                                   LA PRIMA GUERRA MONDIALE           

 Re Umberto I fu assassinato il 29 luglio 1900 a Monza dall’anarchico Bresci il quale sostenne la tesi della vendetta per i morti di Milano del maggio 1898 dove infatti fu soffocata una rivolta in maniera brutale con la morte di un centinaio di persone. Il figlio di Umberto I, Vittorio Emanuele III , salì al trono. Le rivendicazioni del Trentino Alto Adige e della Venezia Giulia erano state da tempo accantonate in quanto era impensabile una guerra contro l’Austria. Anzi l’Italia si era impegnata nella Triplice Alleanza con Germania e Austria stipulata il 20 maggio del 1882 contro l’opinione popolare. Nel 1882 morì Giuseppe Garibaldi.

" La tristezza per la cessione della città natale Nizza, il dolore mai sopito per la morte dell'amata Anita, la delusione per la Triplice Alleanza e quindi il non poter vedere sventolare il tricolore su Trento e Trieste, fu così che Garibaldi, pochi giorni dopo la firma del trattato, si spense sull'isola di Caprera il 2 giugno 1882 "  (C.Convertino)

    

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                                                                       I PRIMI PASSI DELL'ITALIA

L'Italia  era riuscita a raggiungere il pareggio di bilancio mediante una impopolare politica fiscale fatta dalla destra storica col ministro Minghetti il quale effettuò anche l'unificazione amministrativa e l'avvio alla realizzazione delle infrastrutture come la rete ferroviaria. L'inaugurazione della galleria del Frejus avvenne nel 1871. Minghetti si dimise per l'impopolarità delle tassazioni cedendo il passo alla sinistra guidata da Agostino Depretis il 18 marzo 1876. Dal 1876 al 1887 Depretis avvio un ciclo di riforme come l'obbligo dell'istruzione elementare gratuita, l'allargamento del suffragio, l'eliminazione di tasse impopolari come quella sul macinato. Le spese militari erano aumentate anche per far fronte al tentativo di avviare una politica coloniale in Africa, e si fecero delle opere pubbliche che ricondussero al disavanzo. Le prime colonie e relativi scontri militari avvennero in Eritrea ed in Somalia mentre in Tunisia dove vi erano già consistenti colonie di siciliani arrivarono imponenti forze francesi di occupazione che sbarcarono a Tunisi nel 1881 vanificando il progetto di una colonia italiana in nord Africa ed influenzando la decisione italiana di aderire alla Triplice Alleanza nel 1882. A Depretis subentrò al governo Francesco Crispi dal 1887 al 1891 e dal 1893 al 1896. Negli anni 1892 e 1893 il primo governo di Giovanni Giolitti fu messo in crisi dallo scandalo della Banca Romana che determinò le dimissioni di Giolitti. In questi governi si continuò ad appoggiare il progetto coloniale che procedeva a piccoli passi. L'economia italiana era fragile e inadeguata alle esigenze generali della popolazione e si creò una crisi sociale e politica profonda che determinò violente manifestazioni con la diffusione di movimenti anarchici e delle ideologie socialiste. Nel 1882 a Milano nasce il Partito Operaio Italiano che al congresso di Genova del 1892 diventerà il Partito Socialista Italiano dal quale si separarono definitivamente le componenti anarchiche. Oltre alla lunga lotta contro il brigantaggio diffuso principalmente al sud e nell'Italia centrale si aggiunsero dei moti di rivolta diffusi in tutta Italia. In Sicilia furono repressi violentemente i movimenti dei Fasci Dei Lavoratori di ispirazione socialista, e sorte simile ebbero altre sommosse nella penisola con morti sia tra i rivoltosi che tra i militari.

La crisi economica provocò il rincaro dei generi alimentari. La diminuzione dell'importazione del grano determinò il rincaro del pane che provocò in varie regioni delle sommosse culminate l'8 e 9 maggio 1898 nella rivolta di Milano repressa nel sangue con 100 morti. A Milano nel marzo del 1898 si celebrò il cinquantenario delle cinque giornate di Milano che ben presto degenerò in proteste, tumulti azioni violente. Il Prefetto della provincia di Milano, dopo un mese di tumulti , aveva posto in stato di assedio la provincia con un Regio Decreto in data 7 maggio. La situazione degenerò l'8 e il 9 maggio con barricate e conflitti a fuoco; i cento morti dell'area milanese furono dovuti ad un clima di guerriglia urbana armata che si instaurò in città con la presenza di diversi elementi anarchici provenienti da altre regioni come l'Emilia Romagna e la Toscana. Infatti la maggior parte degli arrestati non erano milanesi. Non è vero che le truppe spararono contro una folla in protesta inerme come fu propagandato dai sovversivi. Avvennero invece una miriade di scontri a fuoco nell'intera aria milanese. Su di un convento le truppe dovettero aprire una breccia nelle mura con l'artiglieria per potervi entrare e neutralizzare alcuni individui che avevano precedentemente sparato sui militari. Il Generale Bava Beccaris ricevette un elogio ufficiale per la sua "energia" nel reprimere la sommossa. Probabilmente era inopportuno politicamente ufficializzare questo elogio, era inopportuno utilizzare militari come forze dell'ordine ma le allora forze dell'ordine erano in numero insufficiente per poter fronteggiare la situazione critica sociale italiana adeguatamente.

Erano generalmente legittime le rivendicazioni sociali nate spontaneamente dallo stato di bisogno, ma erano sbagliate le degenerazioni violente con omicidi, linciaggi dovuti spesso alla presenza di infiltrazioni anarchiche sovversive di dubbia provenienza.

L'emigrazione degli italiani all'estero nella speranza di migliorare le condizioni di vita fu costante e rallentò solo a ridosso della Grande Guerra.

   

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Fin dal 1861 era evidente che vi sarebbero state delle difficoltà nel rigenerare ed avviare un'economia valida per la realtà italiana ma non si immaginava che sarebbe stato così difficile. Inoltre il processo di riunificazione di quasi tutta l'Italia nel 1870 non poteva automaticamente comportare un progresso sociale in termini di miglioramento delle condizioni di vita della gente comune. Anzi in molte zone d'Italia vi fu un aumento della miseria. La libertà della Patria Italia risultò cosa ben diversa dal concetto di libertà delle singole persone e una parte dei fautori del Risorgimento, passata l'euforia del successo dell'impresa, rimasero in seguito insoddisfatti. Il Risorgimento non fu vissuto nella stessa maniera in tutta Italia ; vi erano zone periferiche dove la gente sapeva solo che "ora ci sono i piemontesi".

In Europa inizi 900 vi erano ancora rivendicazioni territoriali e nazionalistiche, disordini interni dovuti a rivendicazioni sociali, rancori vari non sopiti, interessi coloniali distribuiti in tutto il mondo con l’Inghilterra e la Francia principali potenze coloniali. I Balcani erano una zona instabile con uno scontro d’interessi evidente tra russi e austriaci. L'Italia non godeva di un particolare prestigio internazionale e faceva fatica a crearsi uno "spazio coloniale" tale che gli consentisse di migliorare le condizioni economiche generali del paese.

   

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Dopo la parentesi del Ministro Zanardelli, il 1903 inizia l'età giolittiana che durerà con fasi alterne sino al 1914. In un clima di progressiva industrializzazione del paese, Giolitti condusse delle riforme significative come la nazionalizzazione delle ferrovie, l'appoggio alla previdenza e assicurazione in generale, la limitazione dell'orario di lavoro, limitazione del lavoro alle donna e ai ragazzi, il riposo settimanale, la legalizzazione dei sindacati; che riuscirono a controllare "l'irruenza" socialista. Fu istituito un Commissariato Superiore del Lavoro che svolgeva anche il compito di Commissariato generale per l'immigrazione, e fu riconosciuto il diritto di sciopero purché non arrechi danni gravi alla collettività. Nel 1904 ci fu uno sciopero generale che riuscì a paralizzare l'intero paese e nel 1906 nacque la Confederazione Generale Del Lavoro : la CGL. La questione meridionale emerse e svelò condizioni di sottosviluppo, ignoranza, miseria sociale, latifondismo diffuso, contesti "mafiosi" e "camorristici" come poteri paralleli allo stato con proliferazione del brigantaggio non ancora sconfitto. Malgrado i numerosi contrasti sociali con diversi improvvisi scioperi repressi con violenza, nell'era giolittiana l'economia del paese migliorò di molto sino a giungere nel 1913 anche al pareggio di bilancio.

Migliorarono i rapporti con la Francia, la Gran Bretagna e la Russia grazie a degli accordi sulle zone di influenza coloniale. Era l'anticamera alla Guerra Italo - Turca. Il 29 settembre 1911 l'Italia dichiara guerra alla Turchia con la motivazione dei soprusi subiti dai coloni italiani in Tripolitania e si chiedeva quindi alla Turchia di sgombrare la Libia. Furono rapidamente conquistate le zone costiere della Tripolitania e Cirenaica mentre all'interno vi era il problema di una forte resistenza di forze Arabe e turche. Nel maggio 1912 l'Italia occupa l'isola di Rodi e il Dodecaneso. L'8 ottobre l'Impero Ottomano indebolito fu subito attaccato dagli alleati Serbia, Bulgaria, Grecia e Montenegro: la 1° Guerra Balcanica. Il 18 ottobre 1912 la Turchia firma la Pace di Losanna con la quale riconosce la sovranità dell'Italia in Libia mentre l'Italia avrebbe mantenuto l'occupazione di Rodi e il Dodecaneso a garanzia dell'evacuazione turca dell'Africa. La Turchia crolla e firma la pace di Londra nel maggio 1913 e la zona balcanica diventa ancora più instabile dovuto ai numerosi interessi contrastanti dei paesi europei centrali ed orientali compreso l'Italia. Da questo discende il termine di "polveriera dei Balcani" come di una bomba che dovesse esplodere prima o poi.

 

   

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  Grande fu il sacrificio degli ITALIANI, con circa 650000 morti e quasi un milione e mezzo tra feriti, mutilati e dispersi

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  ( Immagini pagina AV.It )

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